Si tratta di un gioco di parole tra la parola November (novembre) e Wool (lana).
In realtà però non si tratta di un gioco, bensì di un “movimento” iniziato da Kate Davies e dalla sua amica Felix.
Probabilmente conoscete già Kate, in quanto è una designer di modelli da lavorare a maglia, famosissimo il suo modello Owls! (trovate tutti i suoi lavori anche su Ravelry). Seguo da qualche mese il suo blog e ammetto di essere veramente affascinata da questa donna dal carattere forte che continua a lottare per riappropriarsi della propria vita e del proprio corpo dopo seressimi problemi di salute che le sono quasi costati la vita.
Lo scopo di Wovember è di aumentare la sensibilità della collettività verso l’importanza ricoperta dalla lana (lana intesa come prodotto derivato al 100% da origine animale, dalle nostre amiche pecorelle). Condividendo l’amore che proviamo per questo materiale, per farne comprendere l’importanza anche a chi, a differenza di noi, non ci ha a che fare quotidianamente.
Sul sito di Wovember trovate, oltre ad interessantissimi articoli sul mondo della lana, la Hall of Shame con segnalazioni sulle marche che utilizzano termini e qualità solitamente associate alla lana quando in realtà nei capi finiti la percentuale di lana è minima o addirittura inesistente.
Problema questo che sento molto vicino. Quando mi trovo in un negozio di abbigliamento, qualsiasi sia la marca, e trovo un maglione o cardigan o altro che mi piace cerco in automatico due cose: il cartellino del prezzo e l’etichetta che indica la composizione e il luogo in cui è stato fatto.
Se non ripongo il capo immediatamente per il prezzo, mi capita però di riporlo proprio per la composizione. Sarò noiosa e con la puzza sotto al naso, ma non prendo nemmeno in considerazione capi che abbiano alte percentuali di acrilico o altre sostanze non naturali.
Non so se anche voi condividete questa mia “fissa” per il controllo della composizione, ma io ormai non compro nulla senza averla controllata prima. Se già vedo che un capo ha il 50% di acrilico, può anche piacermi tantissimo, ma solitamente non torna a casa a con me. Anche perchè spesso ritengo che i prezzi richiesti per capi quasi interamente realizzati in acrilico siano veramente troppo alti.
Ma non è solo una questione di braccina corte, per esperienza so che i capi che sono al 100% di lana, o con un alta percentuale di questa, mi tengono più calda, non mi trasformano in un fornetto quindi non mi fanno puzzare (cosa da non sottovalutare) e sono indicativamente più amici dell’ambiente (ma anche qui ci sarebbe da aprire un discorso a parte).
Per conto mio ormai non compro quasi più cardigan o pullover, ormai sono io a realizzarmeli. Ma ovviamente non potendo dedicare 24h della mia giornata al lavoro a maglia è chiaro che non posso farmi tutto il guardaroba da sola, ma cerco di limitare gli acquisti a capi che so che non potrei realizzare da sola, come abiti realizzati con filati molto sottili per esempio ma sempre con un occhio alla composizione.
Chiaro però che non tutti però hanno la possibilità di fare come me, ma anche chi non lavora a maglia può almeno pretendere che la percentuale di lana nelle composizioni sia maggiore e che ci sia chiarezza sulla composizione stessa. Non si può dire che una sciarpa sia lanosa quando in realtà è fatta all’80% di acrilico! E giuro che ne ho viste tante.
Dovremmo essere tutti coscienti di cosa stiamo comprando, di che cosa ci vogliono propinare e con le nostre scelte come consumatori possiamo fare molto.
Penso avrete capito che questo argomento mi interessa molto… E voi? controllate prima di acquistare la composizione? Storcete anche voi il naso come me quando vedete che praticamente non c’è lana nel maglione “di lana” in negozio?
Forse son peggio di te, io accetto solo capi con una percentuale acrilica inferiore al 20%
Di solito la mia soglia accettabile è il 20%… il 50% di acrilico è tanto, ma dipende dalla situazione, dal capo e dal rapporto qualità-prezzo…
Concordo con te, ci vorrebbe un po’ più di consapevolezza, da parte di tutti.
Un occhio alla composizione del capo e alla provenienza.
Evviva Kate Davies.. ho in queue la metà della roba disegnata da lei
Il suo stile mi piace molto! quasi quasi nel 2012 l’Owlet da bimbo lo strasformo in Owls da Mici ;D
Siii l’Owls Mi(Ci)aMi
siiiiiiiii
Assolutamente sì, prima la composizione e poi il resto. Quello che tollero abbastanza è la viscosa, magari combinata a lana o cotone. Acrilico… bleah!
Si, ma la percentuale maggiore dovrebbe comunque essere sempre la fibra naturale….
comunque anche a me la viscosa da meno fastidio dell’acrilico.
Ebbene sì anch’io sono una con la puzza sotto il naso e me ne vanto …. concordo in pieno su tutto ciò che hai detto, in primis sulla questione qualità-prezzo, ultimamente a causa di questa mia fissa (inculcatami da mia mamma) non compro e vado in giro sempre con le stesse cose… la maggior parte delle persone non sa proprio leggere le etichette, e poi se c’è la marca pensano che il capo sia x forza di qualità, cosa che, ahimè, non risulta sempre vera…io, poi, oltre che x il 100% lana ho la fissa del 100% cotone e capisci bene le difficoltà a trovare t-shirt….
Ultimamente mio marito ha dovuto affrontare una spesa importante (un cappotto) e sono uscita incavolata da 3 negozi che gli hanno propinato cappotti con imbottitura 100% poliestere dicendo che riscalda + della piuma o di alto materiale naturale…. e non sai che prezzi!!! Alla fine abbiamo comprato un giaccone da moto con imbottitura in piumino e abbiamo pure pagato la metà….
Bellissimo il sito!!!!!!
Per me la marca proprio non ha valore! A volte poi sono peggio le marche più famose di quelle piccole….
La piuma dopo che ho visto un articolo che diceva che spiumano le ochi da vive non riesco a comprarla…. ma vorrei informarmi di più per capire se è vero o meno…..
Concordo in pieno! Sono una maniaca-ossessiva delle etichette, , in primis per gli alimentari, e poi con tutto il resto.
Propongo un KAL Owls per il mese di dicembre, quando tanto tutte avremmo finito quello del NaKniSweMo….
Buona giornata!
Grande Mici! Io, sarò sincera, in alcuni casi arrivo alla soglia di tolleranza acrilico 30% ma solo se proprio mi innamoro del capo e c’è un convenientissimo rapporto qualità-prezzo..
Vogliam parlare di come guardano storto le commesse quando vedono che guardare l’etichetta è criterio di scelta per l’entrata in camerino?!? Evviva le etichette!!!
è vero! a volte sembra quasi che si stia facendo qualcosa di sbagliato controllando le etichette!!!
Mi è capitato spesso di lasciare giù qualcosa che avevo già provato e che mi piaceva proprio per la composizione assurda di fibre finte….
Secondo me scegliere o meno di comprare il capo dipende da che cosa stiamo cercando, da cosa ci si aspetta dal capo e soprattutto dal prezzo! quando un capo comincia a costare 100-200 € non esiste che la composizione abbia una minima percentuale di lana, in quel caso si paga solo il nome purtroppo
La viscosa non è paragonabile al poliestere, benchè trattata chimicamente si tratta comunque di polpa d’albero.
Grazie per la precisazione Benedetta!
Pensa che quando anni fa facevo la commessa mi avevano detto di dire che era uno scarto della lavorazione del cotone!! O_o
Io invece non mi faccio troppi problemi con la fibra sintetica. Compro tranquillamente anche capi 100% plasticaccia, ma solo se ne sono pienamente consapevole.
Il problema a volte è che nel negozio scrivono “sciarpa in lana” sullo scaffale quando poi l’etichetta dice “100% poliestere”! Allora scrivi “sciarpa a maglia”, di qualunque filato sia fatta… E succede anche coi foulard di “seta” che poi sono di viscosa… Quella è una truffa ai danni del consumatore!
Comunque controllo sempre l’etichetta per farmi un’idea della qualità del capo e del rapporto con il prezzo, poi scelgo in base alle mie esigenze ed ai miei gusti. Per assurdo, io non posso portare il mohair, mi fa un prurito tremendo, mentre il suo equivalente sintetico molto meno! Avrò una pelle strana >_>
Riguardo alla viscosa, è una fibra sintetica derivata dalla cellulosa invece che dal petrolio. È possibile che sia fatta anche con gli scarti del cotone, così come con la polpa degli alberi o con la paglia o altro materiale vegetale.
Al contrario di altre fibre sintetiche come il nylon o il poliestere, la viscosa assorbe l’acqua (e la traspirazione della pelle) proprio come le fibre naturali. Forse è per questo che dà molto meno la sensazione di “plasticoso” addosso…
La viscosa viene detta anche “seta artificiale” o “rayon”, quindi se vi capita di trovare del rayon in etichetta sapete cos’è!